martedì 15 settembre 2020

Per cominciare partiamo dalla fine.

 Partiamo dall'ultima grande botta 2019/20.

Un'anno fa tornavo in terapia dalla mia storica e fidata psicoterapeuta. In questa sede, per  motivi di privacy, le verrà affettuosamente attribuito lo pseudonimo di Sconsy, mitico personaggio della grandiosa Anna Maria Barbera.

La rezione di Sconsy quando in seduta mi sente ripetere per la millemillesima volta che sono una fallita

Dicevo, tornavo da Sconsy perché poco meno di un mese prima era fallita la mia terza e ultima FIVET-acronimo di Fertilizzazione In Vitro ed Embryo Transfer - una delle tecniche più usate nella procreazione assistita. Come nelle precedenti due avevo prodotto un discreto numero di ovociti, poi lavorati per diventare 3 embrioni e trasferiti nel mio utero che esattamente 15 giorni dopo li  ha espulsi. Niente si può contro la natura e le leggi della probabilità (avevo un 10% di possibilità che andasse a buon fine). Quindi nulla, non sarei diventata mamma. E non lo diventerò. Cioè, vista l'età-42 anni- è assai improbabile. Che per me significa impossibile.

Avevo fallito. Era morto quel bambino che era nato nel mio cuore subito aver deciso di provare a rimanere in cinta. Un bambino che a dire il vero è sempre stato dentro dentro di me da che ho ricordi perché sono sempre stata istintivamente sicura che sarei stata mamma. 

A pezzi. Confusa. In lutto. Non me ne facevo, non me ne faccio, una ragione e volevo elaborare la perdita in una maniera tutto sommato sana in terapia. Con Sconsy, la mia rassicurante e fidata psicoterapeuta.

In oltre, dopo un periodo di diversi mesi in cui sono rimasta senza terapista al centro di salute mentale, mi veniva assegnata una nuova psichiatra al centro di salute mentale, che chiameremo Lilli.

Lilli perché mi ricorda Lilli Gruber. Sì ho la tendenza ad affibbiare pseudonimi a chi si prende cura della mia salute mentale (a posteriori posso dire che c'è stato anche un dottor Lewis perché parlava e balbettava e faceva smorfie come Jerry Lewis).

Dicevo, iniziavo gli appuntamenti con Lilli che seguiva la parte farmacologia e Sconsy la parte della psicoterapia. Ho pochi ricordi di quei primi mesi, sicuramente si lavorava sulla perdita, sulla preziosità del desiderio di maternità e si tenevano sotto controllo il livello dell'umore e dell'ansia. Era tutto sommato sotto controllo sino a dicembre quando si è rotto, di nuovo, qualcosa dentro di me. D'improvviso non mi interessava più nulla, ho ricominciato ad odiarmi, a desiderare di non essere mai nata o di non svegliarmi mai più la mattina. Pensieri di morte. Un nuovo episodio di depressione maggiore da manuale che si affiancava, intrecciava e sovrastava l'episodio di depressione reattiva che stavo vivendo sino a quel momento. 

La mattina che mi è stato prescritto il litio piangevo e ripetevo che non mi sopportavo, mi vergognavo e non ne potevo più di me stessa nel mentre nella mia testa partivano i Nirvana come colonna sonora  appena ho sentito la parola litio.

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