martedì 29 dicembre 2020

Isolamento volontario

 Sono riuscita ad isolarmi durante una pandemia. Ovvio che sono isolata, la condizione è intrinseca alle misure sanitarie di contenimento della diffusione del virus. Eppure io ho fatto di più, non ci si può vedere tra amici e conoscenti o comunque bisogna limitare il proprio giro a non più di 5/6 persone? io ho iniziato a disertare non solo i pranzi all'aperto ma anche innocue passeggiate sul lungo mare con mascherina fpp2 e un metro di distanza per poi sparire dalle chat su whatsapp. Ho silenziato le notifiche e non rispondo più ai messaggi, mi sono accomiatata con una breve frase dove scrivevo che non ho nulla da dire e che sarei tornata in tempi migliori. Mi hanno inondata di cuoricini e mi si è rivoltato lo stomaco. Non reggo discorsi, attenzioni non reggo nulla. Non ho voglia di parlare di nulla, non ho voglia di lamentarmi, non ho voglia di dire quanto sono a pezzi.

Ho fatto di meglio. Ho annullato tutte le mie visite , psichiatrica e psicoterapeutica, facendo in modo che slittassero a gennaio. Ho preso tempo dalle mie dottoresse. Non sto bene, sicuramente le visite mi avrebbero giovato ma non ce la faccio. Mi sento fragile, trasparente, sottile che basta un soffio di vento e mi frantumo.

Voglio stare a casa mia con mio marito e le mie gatte e vedere solo mia sorella e mio padre, ho fatto eccezioni per i miei suoceri per le feste. Voglio stare nel mio nido, vicino alla stufa vestita con vecchi pigiami spaiati e vecchie camice di mollettone. Voglio drogarmi di tv spazzatura, voglio narcotizzarmi anche durante le ore di veglia, non voglio pensare, non voglio soffrire.

martedì 22 dicembre 2020

Il fumo fammale

 eccomi, di ritorno dalla colazione con mio padre e con sciarpa e giaccone ancora addosso. Fisso lo schermo, faccio una capatina su fb (horror) faccio un giretto nella reading list che non ha nessuna intenzione di aggiornarsi e da anteprime di post vecchi di giorni.

 È prevista qualche fatica  culinaria nei prossimi giorni di festa e questo mi agita un po' aggiungendo ansia all'ansia. 

Ieri dicevo che sto conducendo una parvenza  di vita normale considerata il periodo storico (ma vivo comunque in zona gialla e non ho patito quasi nulla, anzi proprio per nulla)e la mia condizione clinica.

Però è una mezza menzogna: sono calma solo quando c'è mio marito, mi anestetizzo di documentari di cronaca nera e trascuro il resto delle cose che in teoria mi piace fare: leggere, lavorare a maglia, il corso di disegno. Mi ricordo quando ero una ragazza di 20 (21-22-23-24) anni, quando per non sentire il dolore e la paura che scaturivano dai miei stessi comportamenti disfunzionali fumavo tanto hashish. Ed diamine se era davvero una pessima idea! L'hashish è forte, fa venire paranoie e se non si è in una buona predisposizione esacerba tutto quelle che non andava bene prima dell'assunzione. Che brutti viaggioni ho fatto e le paranoie, le paure, le allucinazioni. Altre volte invece era divertente. Purtroppo per anni il consumo è stato praticamente quotidiano perché mi era insopportabile affrontare qualsiasi situazione se non adeguatamente equipaggiata. Comunque il mistero non è come mai fossi suscettibile alla dipendenza da hashish, faceva parte del mio disturbo di personalità, ma è perché non fumassi la marjuana! 

Ad ogni modo ho smesso di fumare qualsiasi cosa 13 anni fa.



Dabbie Harry

lunedì 21 dicembre 2020

Cronaca nera

 La verità è che se anche mi comporto e vivo come se stessi tutto sommato bene dentro di me sono in frantumi. Questa volta l'innesco è stata l'amica di mia sorella che dopo un numero abbastanza esiguo di tentativi di procreazione medicalmente assistita è rimasta incinta. Lo so da qualche settimana e ne sono ossessionata. Sono furiosa con la mia cattiva sorte e infastidita da ogni forma di maternità. Tengo a distanza le amiche, piango e digrigno quando sono sola ma dico tutto a mio marito.

Per non pensare guardo decine di documentari di cronaca nera su youtube recuperando Lucarelli, Picozzi e il suo programma "La linea d'ombra", vecchi episodi di "Delitti" di History Channel  di oltre 10 anni fa e poi un po' di spazzatura random che trasmettevano su Sky su serial killer e affini. Ieri abbiamo recuperato "Telefono Giallo" di Augias un reperto storico di quando ero una bambina.  Perché i miei mi facevano vedere questi programmi? Tipo Mixer d  Minoli o Chi l'ha visto con Donatella Raffai.Boh?

Ora guardo i documentari crime di ultima generazine su netflix, ma li ho terminati tutti però segnalo l'ultimo che ho visto "The ripper".

la cronaca nera mi spegne il cervello e non soffro almeno per la durata dei programmi. Però mi spaventa moltissimo, mi angoscia, mi agita. Ma almeno non penso al fallimento che sono, che non avrò mai figli e che odio tutti quelli che li stanno avendo nonostante io sia straziata dal dolore da non riuscire, a volte a respirare.

martedì 1 dicembre 2020

In precario equilibrio

 Stamattina al bar con mia sorella e mio padre la radio ha sospeso la regolare trasmissione di canzoni dimmerda e ha attaccato con le CANZONI NATALIZIE. Alle prime note di "All I want for Christmas is you" di Mariah Carey ho pensato al suicido e non avevo ancora iniziato a bere il cappuccino. Mio padre dopo poco è andato via dando una tenera testata ad entrambe, lui l'affetto lo dimostra così. Dicevo mio padre se n'è andato senza nemmeno essersi reso conto del dramma appena iniziato, la radio nel frattempo passava a George Michael e Jose Feliciano (Feliz Navidad!!!). A Frank Sinatra ero prostrata, senza più aspettative nel domani e neppure nel pranzo.

Il fatto è che per quanto uno possa fare un ragionamento razionale, magari cinico e perché no, disfattista si aspetta sempre qualcosa dal Natale, perché è la festa più importante di quando si è bambini e questo è un imprinting potente, perché ci sono le aspettative delle persone che ci circondano (tipo mia suocera che vuole a tutti i costi riunire la famiglia nonostante la pandemia) , perché si è bombardati da film, serie tv, adv su ogni sito e pagina di internet, volantini pubblicitari dei supermarket. Ci aspettiamo che succeda una magia al momento dello scambio dei pacchi, che si rida complici guardando "Una poltrona per due", che dopo il brindisi si abbia lo slancio divertito per giocare a tombola o streep poker (difficile a casa di mia suocera). Invece si è provati dalla digestione, ormai stufi di sentire sempre le stesse storie di ogni anno, con i coglioni un po' girati perché i regali donati hanno ricevuto debole entusiasmo o peggio una critica. Da 10 anni a questa parte il natale mi devasta, mi abbruttisce, mi sfibra.

E poi ci manca mia madre. Con lei tutto il periodo che precedeva il natale era una vera merda, le saliva una carogna che durava giorni sino a tutto il 24. Poi, la sera, quando ci mettevamo a tavola con l'albero illuminato la cui base era letteralmente zeppa di pacchetti, gli antipasti nei piatti lo spumante nel bicchieri (soprattutto in quello di mia madre) ecco la magia. Festeggiavamo, lei era calma e noi eravamo raggianti di felicità. E a mezzanotte decine di pacchetti pieni caramelle, oggettini inutili, di piccole cazzate super gradite, qualche regalo richiesto, il pavimento del soggiorno pieno di carta, nastri, caramelle mio padre addormentato dalle 11 e mia madre col bicchiere sempre pieno di spumante che rideva sciocchina. Quanto ci manca.

Natale a parte, le mie giornate scorrono lisce, abbastanza simili ma tutto sommato tranquille. Sono nervosa però. Mi incazzo per le ingiustizie sociali, per il patriarcato, il capitalismo, il neocolonialismo. Odio la gente, odio la gente nei social network, Facebook è ormai una cloaca impraticabile. Sto meglio su Instagram dove seguo solo chi mi piace e che reputo utile per accedere a delle informazioni preziose: attiviste (femministe, queer, della salute mentale), qualche giornalista, una serie di divulgatori scientifici, poi artisti, artigiani, musicisti. Nessuna connessione con amici come invece avviene su Facebook. Su Facebook mi sembra davvero di farmi gli affari personali della gente che conosco dal vivo che proprio dal vivo non mi parlerebbe mai di quegli affari che condivide su Facebook. Questa cosa mi fa ammattire.

Le mie amiche storiche. Le evito. Sono troppo nervosa e potrei trasformare un semplice pranzo (in genere tutte distanziate all'aperto al mare, la sicurezza è importante) in uno sproloquio dove schiumo rabbia contro la violenza di genere e la narrazione sbagliata e tossica che ne fanno i giornali (tipo una frase a caso di Vittorio Feltri). E poi ho il problema della mia proiezione sulla mia amica neo-mamma (io la chiamo invidia, ma é Sconsy la professionista). 

Insomma dicembre è appena iniziato e non ho già più voglia.

ma porca p***ana

  Ovviamente il fatto che nell'ultimo post abbia dichiarato di stare benino e che se strabuzzo gli occhi vedo un pallido bagliore all...